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QT n. 5, maggio 2022 Trentagiorni

Un fitoparco per la Serraia

Disinquinamento mediante un parco anche ricreativo. Da una suggestione a un progetto.

L’idea è quella di far pulire le acque del lago al lago stesso. Alla sua acqua, alle sue piante, che diventano filtri naturali per smaltire i sedimenti pieni di fosforo che da anni stanno sul fondo della Serraia e sono la causa ultima (ma non unica) della proliferazione delle alghe nei mesi estivi.

Con questa idea il Comitato Laghi di Pinè si è presentato l’8 aprile scorso alla popolazione dell’altipiano. Una prima uscita pubblica in una serata che ha avuto un successo oltre le previsioni - più di duecento le persone in sala - a cui è già seguita, a fine aprile, un’audizione del Comitato con il tavolo tecnico provinciale che deve trovare una soluzione all’eutrofizzazione asfissiante che da molti anni deturpa la Serraia.

Ne avevamo parlato in Questotrentino di febbraio, annunciando sia la nascita del Comitato che le proposte, allora molto embrionali.

Le cose poi sono andate piuttosto velocemente. Prima di presentarsi al pubblico i promotori hanno fatto molti compiti a casa: ipotizzato varie localizzazioni del “fitoparco” con conseguenti rilievi, verifiche delle pendenze del terreno, interferenze. Non un progetto definitivo, ma un’idea già parecchio dettagliata.

La fitodepurazione si fa, anche in Italia, da qualche anno, ma - ci spiega il professor Fulvio Mattivi, presidente del Comitato - da noi non viene organizzata come un vero e proprio “parco”, integrato con l’ambiente e fruibile dalle persone.

A Pinè invece vogliono trovare un mezzo ettaro contiguo alla riva del lago dove allestire una serie di vasche poco profonde, ricoperte di sabbia e altri materiali filtranti, con torrentelli e cascatelle artificiali in cui far passare l’acqua del lago aumentandone così l’ossigenazione e con piante specifiche, sia immerse che semi-sommerse, capaci di assorbire il fosforo dell’acqua e trasformarlo. Il tutto allestito in forma paesaggistica, con sentieri che lo percorrono.

Le piante che si dovrebbero usare, ci spiega Mattivi, esistevano già in passato nel lago della Serraia e contribuivano a mantenere le acque pulite. Ma sono state “espulse” man mano che procedeva l’eutrofizzazione: le alghe estive aumentavano talmente il ph dell’acqua che le piante “buone” non potevano più crescere.

A regime - ci vogliono tre anni dal momento in cui le piante vengono messe a dimora - il sistema è in grado di filtrare tutta l’acqua del lago in un anno. E poi, se tutto va bene, l’agonia della Serraia dovrebbe invertirsi e le piante buone cominciare a ricrescere spontaneamente in tutto il bacino.

Il costo dell’operazione, spiega il presidente del Comitato, dipende un po’ dal luogo in cui viene situato il fitoparco, ma ci parla comunque di una previsione intorno ai 300mila euro, dovuti soprattutto alle pompe necessarie per far entrare l’acqua nel fitoparco.

Una cifra che scompare di fronte al qualche milione speso finora per gli ossigenatori, che comunque non hanno risolto il problema.

Perché, nel tempo, il problema originale - le acque nere dell’altipiano che fino agli anni ’70 venivano scaricate nel lago depositando fosfati sul fondo - è stato aggravato dai pompaggi che vengono effettuati per “nutrire” la centrale idroelettrica di Pozzolago a Lona Lases.

E, in specifico, sembra consolidata l’idea che le pompe infilate nel lago smuovano continuamente i sedimenti del fondale, mettendo in circolo il fosforo che così nutre le fioriture algali.

Un punto dolente, questo dei pompaggi, a Pinè. Molti lo considerano un ingiusto furto d’acqua e il Comitato sta lavorando anche su questo piano, per convincere Provincia e Dolomiti Edison - concessionaria della centrale - a ridurre di molto i prelievi.