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QT n. 11, novembre 2022 Seconda cover

"Il contratto interinale? Una merda"

"Sei un lavoratore ricattabile, senza diritti 24 ore su 24. Non puoi programmarti la vita, avere un mutuo. Sposarti"

"Il contratto interinale? Una merda. Ti vendi l’anima". È Radomir Branko, montenegrino trentenne, fierezza e rabbia tipica dei Balcani. Ne abbiamo trovati 3 di lavoratori interinali (o somministrati). Abbiamo chiesto a 15 e 12 hanno rifiutato: troppo ricattabili. Vari tra loro hanno il problema del permesso di soggiorno e tutti hanno bisogno di un reddito minimo per vivere. Le donne non vogliono esternare al giornalista il loro pensiero. Anche se offriamo loro, e a tutti, l’anonimato. Sono vite difficili quelle di questi lavoratori. Schiavi di padroni e globalizzazione.

Impossibile fornire i numeri: le aziende devono comunicare quanti dipendenti sono in possesso di contatto tramite agenzie interinali. Ma è facile “confondersi”: assunzioni di un giorno, di una settimana o un mese.

Branko, montenegrino di 30 anni: "Niente diritti, nemmeno scioperare". È giunto in Trentino 25 anni fa. Ha un diploma di scuola media inferiore, poi un paio d’anni ma… "La famiglia aveva bisogno del mio lavoro. Ho fratelli. A 17 anni iniziai a lavorare in un cantiere edile, in nero, el bòcia”. Un iniziare ai margini, extra legem. "Due anni poi elettricista con contratto di apprendistato per 4 anni. Molto ricattabile e per di più dopo 30 mesi, per la crisi, mi licenziarono".

Quindi?

"Barista, cameriere, contratti mensili per un anno. Poi contratto a tempo indeterminato".

Bene!

"No. Pagavano ed anche no. Da 4 mesi non mi pagavano e dopo 2-3 anni sono passato ad un’azienda metalmeccanica. Ero in mano ai padroni non alla legge".

Branko trovò un lavoro con contratto interinale in una azienda metalmeccanica dell’Alto Garda. "Contratti mensili. E lì ebbi un infortunio sul lavoro, serio. Dopo 3 mesi di assenza, la riabilitazione, in scadenza di contratto mi hanno buttato via. Eppure mentre ero ingessato l’azienda mi aveva fatto seguire un corso di sicurezza sul lavoro". Lavoratori in balia di tutto e di tutti.

"Ho lavoricchiato poi, facendo consegne alle mense aziendali. Nel 2021, senza mai aver avuto la fortuna di firmare un contratto decente, venni assunto in un’azienda metalmeccanica della periferia di Trento. Iniziai con contratti settimanali. Con settimane o mesi senza lavoro. Poi contratti mensili, trimestrali, semestrali. Quindi sono entrato nella logica dello Staff Leasing che è un contratto di lavoro fisso ma con l’agenzia interinale. Se la ditta ti licenzia loro dovrebbero trovarti un altro lavoro: tu puoi rifiutarlo (se lontano, non consono alle tue qualifiche) un paio di volte ma se rimani 6 mesi senza lavoro, il contratto scade".

Molte aziende cercano come si cerca il pane questo tipo di contratti. Poche responsabilità, mano libera, dipendente sotto il basto. "Fu la stessa azienda che mi consigliò di rivolgermi all’agenzia interinale. Che poco dopo mi sottopose il contratto di un mese, poi 2, poi 6 per arrivare allo Staff leasing".

Un salto di qualità?

"La stessa cosa di avere contratti a scadenza. Insicuro, senza certezze. Non puoi ottenere un mutuo ad esempio. Hai diritto a riposi e ferie ma devi maturarle, quindi dovresti lavorare sempre. Sei un oggetto in mano all’agenzia: senza diritti che non siano a scadenza. Non puoi scioperare, hai paura se ti ammali. Il padrone guarda quasi solo le assenze che hai fatto. Se ti capita qualcosa di serio la ditta ti fa sostituire dall’agenzia interinale. I sindacati per primi ti dicono di stare attento alle assenze, di non fare scioperi. Perché ne paghi le conseguenze. A me è andata bene, dopo un paio d’anni ho ottenuto il contratto fisso con l’azienda, ma altri colleghi dopo 5 anni sono ancora interinali. Il sindacato invece di farti paura, dovrebbe motivarti a difendere i tuoi diritti e proteggerti di conseguenza".

E quando ti sposi, avvierai i figli alla scuola professionale… poi contratti di formazione, stages e contratti interinali. Gli ultimi degli ultimi della classe operaia. Che il centrosinistra ha perduto perché non ha saputo o voluto difenderli. Il lavoro interinale iniziò a fine anni ’90 col governo Prodi. Fu pompato e deregolamentato dai governi Berlusconi. E infine le cose peggiorarono col Jobs Act del governo Renzi.

Finalmente il posto fisso. Ma niente mutuo.

Zenel Jacupi, operaio albanese, 25 anni arrivato in Trentino quando ne aveva 8. Due fratelli e i genitori. Il padre era giunto nel 1998, muratore. Prima del 2010 il settore edile andava bene. Ma con la crisi la sua ditta fece ricorso alla Cassa integrazione. Lavoretti per anni, poi la fortuna del Progettone che oggi pare che la destra voglia mettere in discussione. "Ci lavora ancora, aveva più di 45 anni e ora ne ha 55. Ma 6 mesi l’anno". I figli di operai saranno operai in un sistema socio-economico in cui l’ascensore sociale è scassato da decenni. "Ho fatto l’ENAIP a Villazzano. Poi sono passato alle ‘Veronesi’ di Rovereto, settore della saldatura in carpenteria. Ma mentre andavo a scuola dovevo aiutare la famiglia e quindi vendemmia e raccolta di frutta per sopravvivere". Finite le scuole, difficile trovare lavoro, le aziende chiedono esperienza. Ma il sistema si è inventato una serie di trucchetti. "Ho partecipato al Progetto giovani, un corso per il quale la Provincia dava contributi alle aziende. Un anno. Poi stage in una ditta di Rovereto. Un mese. Promisero l’assunzione ma non lo fecero".

Avanti quindi, lottando e sperando mentre i molti della tua età hanno trovato un lavoro in Provincia o fanno l’Erasmus a Barcellona. Montenegrini e albanesi e meridionali (ma anche trentini) a tener su le fabbriche. "Poi ho trovato, tramite mio padre, una ditta che lavorava nel verde, come saldatore e carpenterie".

Bene!

"No. Mi hanno tenuto solo per 3 mesi". Zenel era stato un bravo studente. "Fu il direttore della mia scuola a trovarmi un lavoro alla… di Rovereto. All’inizio contratti pietosi, a giorni. Molti contratti. Ti chiamavano all’improvviso e dovevi essere lì. Pazzesco. Doveva andarmi bene perché dovevo aiutare la famiglia: 2 giorni sì 3 no, 1 giorno sì e 4 no. Senza stabilità".

Come ti sentivi?

"Come ti sentiresti tu? La scuola mi trovò un altro lavoro ma nel mio ramo, in una azienda di Riva. La ditta che lasciavo mi sanzionò per 800 euro. Multa per mancato preavviso. Non ho mai capito, ho chiesto ai sindacalisti, dicono che la legge e il contratto ti vuole sempre a disposizione dell’azienda. Io dovevo prendere 1.200 euro, al livello minimo, su tre turni e lavorando anche la notte…. Loro si trattennero gli 800 euro".

Scandaloso, non esiste nemmeno un dio di serie B nel settore del lavoro somministrato o interinale.

"Due anni di turni con la nuova ditta, dal 2016. E obbligo di lavorare il sabato: non mi chiedevano ma dovevo farlo. Contratti a giorni o settimanali all’inizio. Poi la durata aumentò. Ma eri ricattabile e dovevi stare ad ogni loro condizione. Dopo un po’ di tempo che avevo il contratto fisso, prendevo altre ore o facevo con loro gli straordinari. Ma sono tassati e guadagni poco".

Certo, rottamiamo le cartelle esattoriali per la crisi, fermiamo gli immigrati con la Marina… e facciamo lavorare la gente a queste condizioni. Prima o poi le banlieue francesi si trasferiranno qui. Ma ci guadagniamo tutti: pensionati, lavoratori pubblici, professori, medici… Loro lavorano a zero garanzie, sotto il controllo di agenzie e aziende. Vengono presi, sfruttati, mollati e ripresi. E noi… girati dall’altra parte per non vedere. "Un giorno misero a lavorare con me un ragazzo di colore. Non una parola d’italiano, dovevamo parlare a gesti. Il suo lavoro dovevo in pratica farlo io. Lo dissi al direttore. E lui: ‘Non ho altro, o te lo fai tu o stop’".

Nel 2018 Zenel sottoscrisse finalmente un contratto “fisso”. Ma con l’Agenzia interinale. "Avevo meno di 20 anni, ero contento. Papà voleva che facessi un mutuo per poter comperare una casa, per me e la famiglia. Andai in banca. Ero, contento, gasato. ‘Che lavoro fai?’. ‘Operaio metalmeccanico’. ‘Che contratto hai?’ ‘A tempo indeterminato’. Lui volle vedere e… ‘Mmmmm, mi dispiace ma non ho garanzie… oggi guadagni 1.500 e domani 900 ma io non posso trattenerti 500 euro per il mutuo. Per legge posso prendere solo una percentuale della busta paga’. Intanto mio fratello aveva trovato lavoro ma poi lo aveva perso, l’azienda era in crisi. Ero l’unico a mantenere la famiglia, con papà che lavorava 6 mesi l’anno". Intanto l’azienda, visto che era bravo, lo mise ad insegnare ad altri operai. "Bene, una responsabilità. Chiesi un livello superiore. Mi risposero che ci voleva tempo. Prendevo 1.300-1.400 euro con turni, sabati e straordinari. Le cose cambiarono proprio quell’anno perché l’azienda fu venduta ad un grande gruppo. "Non solo straordinari obbligatori e tassati ma anche il lavoro del ragazzo di colore. Mi rifiutai. Il capoturno mi disse: ‘Devi fare quello che dico io. E basta’. E il direttore: ‘O ti va bene o ce ne sono 100.000 come te’. Ho preso la borsa e sono uscito. Mi hanno fatto la lettera di licenziamento e mi hanno sanzionato con 3 giorni di lavoro. Mi ero avvicinato alla CGIL per una conciliazione con l’azienda. Ma loro dichiararono che mi avevano licenziato per mancanza di lavoro. Non era così, cambiano operai giorno per giorno. Ero fisso ma con contratto con l’agenzia non con l’azienda. Ricattabile: ci eravamo lamentati in 3 o 4, sempre con gente nuova, dovevi lavorare il doppio… Mi rivolgevo all’agenzia interinale ma questa evitava di aprire contenziosi con le aziende".

E intanto passano gli anni, 5 per Zenel, 2 a tempo determinato e 3 a tempo indeterminato.

"Ancora oggi lavoro con il contratto con l’agenzia interinale. Nel gennaio del 2022 ho firmato un contratto fino al gennaio 2023. Un mio pensiero brutale: mi sento come un operaio interinale… vedo ragazzi del Sud, lontani da casa… non ben accettati e a me dicono albanese… facciamo i tappabuchi. Sempre sotto ricatto, con meno diritti di coloro che il contratto lo hanno con l’azienda".

Una ditta, centinaia di contratti

A Trento lavora l’iracheno Naeem Bilal. Dall’eternità di quasi 20 anni per una stessa azienda. Con la quale ha firmato centinaia di contratti. Come si trattasse di un pacco di cui disporre: un giorno, una settimana, un mese… e avanti così. Quando nel 2018 è uscito il “Decreto dignità” (massimo due anni di precariato, per le minacce dei sindacati) l’azienda ha aggirato l’ostacolo. E gli ha proposto lo Staff leasing. Una beffa: dall’essere totalmente nelle mani di un padrone passava all’essere nelle mani di un’agenzia interinale che era nelle mani dello stesso padrone. Il sindacato più volte si era rivolto a lui, per lanciare una battaglia sindacale e legale su questo caso limite. Per anni non volle, aveva tanta paura di perdere quel lavoro da “ultimo”, che comunque in Iraq sarebbe stato peggiore. Alla fine un sindacalista riuscì a convincerlo e gli assicurò l’appoggio totale del sindacato.

Naeem non voleva, impaurito. Poi si convinse. E il sindacalista annunciò all’azienda che avrebbe denunciato la cosa alla stampa. E l’azienda mollò. Fu allora che Bilal, operaio, poté trionfalmente firmare un contratto a tempo indeterminato con la “sua” azienda. Intanto a Milano i rapper, figli di immigrati, incazzati incitano alla violenza.