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QT n. 11, novembre 2023 Servizi

Lo smacco olimpico di Zaia

Ripercorriamo il disastroso percorso di “Milano-Torino 2026”

La vicenda della pista di bob olimpica a Cortina incrina l’impero di Luca Zaia?

Il migliore governatore della Lega, stimato anche da ampi settori della sinistra, perché pragmatico, subisce la prima sconfitta politica. A scalfire la sua immagine ha contribuito chi in questi anni ha avuto il coraggio di approfondire i metodi del suo governo. Cortina, cittadina olimpica, ha perso le gare di bob e skeleton.

Cortina: lo stato pietoso della pista di bob

Come da quattro anni denunciavano gli ambientalisti, veniva imposto alla cittadina uno scempio ambientale, un inconcepibile consumo di suolo destinato alla gloria di poche decine di atleti. Ma non sono questi i temi che hanno portato il Veneto, quindi Zaia e Cortina alla sconfitta internazionale. Sono stati i costi dell’impresa. Nel 2019, una presunta ristrutturazione doveva costare “solo” 47 milioni di euro. Nel 2021 si passa a un rifacimento quasi totale, dapprima 61 milioni di euro, presto lievitati a 85. Fino a qui, comunque, Zaia rispondeva duro ai tanti non-veneti che protestavano: "Ce la paghiamo noi", cioè con i soldi della Regione. Questo fino a quando parte dei costi vengono inseriti nel decreto ministeriale Draghi del 26.09.2022 e ripresi più recentemente, con un raddoppio dei costi, in quello Meloni 08.09.2023, 128 milioni di euro. Ancora a ottobre le ditte interessate alla trattativa diretta non erano soddisfatte, chiedevano altri 50 milioni di euro. A quel punto, anche Giovanni Malagò, il presidente del CONI, l’onnipotente califfo dello sport italiano, il personaggio che solo un anno fa sbottava: “Adesso abbasta!”, dalla riunione del Comitato olimpico che si teneva a Mumbai, ha ceduto, comunicando mestamente in poche parole che il ministro dello sport, Andrea Abodi, suo amico, lo aveva informato che le discipline di scivolamento su ghiaccio si sarebbero disputate all’estero: l’opzione Cortina era definitivamente chiusa.

Come sostiene in un efficace titolo il quotidiano Il Manifesto, le Olimpiadi invernali prossime hanno assegnato in anticipo una medaglia d’oro inattesa, che brilla al collo delle associazioni ambientaliste: o meglio, dei relativi comitati territoriali.

Ora il Presidente Zaia, imbarazzato, sul tema, evita ogni intervista. Si fa trovare alle fiere dei formaggi, con pezzi di Asiago in bocca o a mungere vacche. Con rabbia chiede ai suoi colleghi leghisti che governano Trentino e Lombardia di affidare a Belluno altre discipline, che ritiene vadano redistribuite. Ovviamente Fontana sorride sbeffeggiando il collega, mentre Fugatti, come da suo stile, tace e lascia che l’acqua scorra.

Dove si terranno le gare di bob? A Cesana, Innsbruck o Saint Moritz? E perché no a Pechino?

Innsbruck nemmeno lo si prende in considerazione, la vittoria per gli ambientalisti sarebbe schiacciante. Saint Moritz ha problemi, si tratta di una pista naturale e un lieve rialzo delle temperature metterebbe in crisi l’intera organizzazione. Di Pechino non se ne parla ed ecco che il presidente della Regione Piemonte rilancia Cesana. Una pista chiusa nel 2012, che costava alla Regione oltre un milione di euro di gestione pur essendo utilizzata al minimo. Per di più andrebbe rifatta: si deve bonificare l’area dall’inquinamento di ammoniaca, servirebbero progetto, gara di appalto, con costi simili a Cortina e l’esposizione del tracciato è rivolta a sud, come Cortina.

Cortina, Edifici ricreativi

La Regione Piemonte col suo presidente Alberto Cirio afferma che il restauro costerebbe solo 33,8 milioni di euro. Un percorso improponibile, anche perché si dovrebbe cambiare lo Statuto della Fondazione e inserirvi il Piemonte: e intanto i giorni scorrono implacabili, ne mancano solo 800 all’evento.

Dall’insieme esce trionfatrice la città di Milano. Trentino e Alto Adige, con le tre specialità, salto, sci nordico e biathlon, sono scenografia, perché in un’olimpiade inverale dovrà pur esserci la montagna. A Cortina rimangono briciole, le gare di sci alpino femminile e il curling. A Bormio e Livigno la parte più trascinante dell’evento: sci alpino maschile e tutte le gare legate alla tavola da sci. Su Milano, oltre all’inaugurazione allo stadio San Siro, ricadono le gare di hockey su ghiaccio maschile e femminile, il pattinaggio artistico e quello di velocità (scippato per incapacità amministrativa a Baselga di Piné). Non va dimenticato il villaggio olimpico, costosissimo, inserito in una speculazione privata di project financing su aree pubbliche dello scalo ferroviario di porta Romana.

A uscire umiliato è solo il Veneto: per giustificare quasi due miliardi di spese destinate a strade, parcheggi, rifacimenti di aeroporti, Zaia vorrebbe portare la gare di fondo sull’altopiano di Asiago. Ma se in Trentino si spenderanno oltre 22 milioni per intervenire sull’esistente, quali sarebbero le spese per Asiago dove tutto dovrebbe partire da zero? Si aprirebbe anche uno scontro tutto politico dentro la Lega: Trentino contro Veneto, Lombardia contro Veneto. In questo quadro lo Zaia fasotutomì rischia di tramutarsi in personaggio da comiche (vedasi l’implacabile Crozza). Non è un caso che in tutta la recente intensa campagna elettorale vissuta da Salvini in Trentino e Alto Adige il ministro delle Infrastrutture sul tema abbia mantenuto il più rigoroso silenzio e Fugatti abbia evitato ogni confronto pubblico con i suoi concorrenti diretti.

La pista che mai vedremo,

già costata 5 milioni

Ora Zaia rischia di perdere a Cortina anche la costruzione del villaggio olimpico, divenuto inutile, visto che il paese nel 2026 dovrà ospitare solo 6-700 persone fra atleti e tecnici. E forse rischia di perdere i cospicui finanziamenti destinati alla grande viabilità di accesso, tesa a servire solo Cortina. Centinaia di milioni già promessi agli operatori turistici e a Confindustria Veneto. Oltre a perdere il collegamento ferroviario dall’aeroporto San Marco verso Venezia. Uno smacco olimpico per Zaia, nemmeno è riuscito ad arrivare alle qualificazioni.

Anche il presidente del CONI Malagò ne esce malconcio. In Trentino nel gennaio 2023 ha dovuto annunciare la rinuncia di Pinè allo stadio di pattinaggio di velocità ed oggi rinuncia alla pista di bob, da lui sempre sostenuta. E sulla sua credibilità arriva la decisione maturata dal CIO in India di rinviare l’assegnazione dell’evento olimpico giovanile (junior) previsto per il 2028, circa un migliaio di ragazzi partecipanti. La motivazione è umiliante, anche nei termini usati: “Per manifesta incapacità degli organizzatori italiani”. A Losanna, sede del CIO, non ne possono più dei pasticci degli organizzatori delle Olimpiadi italiane. Causa questa decisione viene rimesso in discussione anche il rifacimento della pista di pattinaggio di Baselga di Pinè. E Fugatti tace.

Il futuro museo del bob?

Avevano quindi ragione quattro anni fa gli ambientalisti delle Alpi, specie i comitati locali. Artificializzare territori delicati, imporvi opere sovradimensionate (si pensi solo agli spazi delle tribune, alle coperture), in territori ormai erosi da urbanizzazioni scellerate del recente passato, intervenire riducendo foreste e boschi già distrutti da Vaia con l’imposizione di viabilità stradale d’emergenza e in assenza di valutazioni ambientali partecipate, collegamenti sciistici fuori tempo e storia non ha più senso. Qualora si fosse proseguito a Cortina, si sarebbe trasformata l’alta valle del Boite in una piccola metropoli a uso e consumo del turista mordi e fuggi.

È opportuno chiedersi quanto sia costata fino ad oggi un’opera che non sarà realizzata. Oltre 5 milioni di euro, una cifra che probabilmente la Corte dei Conti veneta intende approfondire, visto che sul tema ha aperto un fascicolo. Forse non ci sarà dolo, ma certamente vi si troverà arroganza e sciatteria. La Regione Veneto, il Comune di Cortina e Simico (Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026) hanno qualcosa da rendicontare alle casse pubbliche e ai cittadini.

Si era iniziato con uno studio di prefabbricabilità di CONI Servizi (2019). La Regione, anche nel tentativo di zittire le impertinenze degli ambientalisti cadorini, costituiva un gruppo di progettazione che si è avvalso di Envicom Associati di Padova (spesa di 24.849 euro). Nel 2021 la Regione affidava alla ditta Dba Pro di Santo Stefano di Cadore uno studio su possibili alternative (88.925 euro). A seguire nel 2022 ancora la Regione affidava alla società Planunngsburo Deyle SmbH di Stoccarda il progetto di fattibilità tecnica e economica; responsabile unica del procedimento era una dirigente regionale (euro 167.232). E fin qui siamo agli spiccioli.

Lo staff di Simico rifà il progetto ben tre volte, dapprima prevedendo un viadotto alto 20 metri e lungo 300 che passava sopra i campi di tennis per arrivare all’ottovolante finale che doveva ridurre la velocità dei mezzi, appoggiandosi a un raggruppamento temporaneo di imprese Its Engineering di Pieve di Soligo, Energytech di Bolzano e Igp di Vipiteno. Fa pensare la firma finale al progetto dell’ingegnere Valerio Petrinca, uno dei dipendenti di Sport e Salute spa, uno dei nove titolari di incarichi dirigenziali di Simico (direttore tecnico dei progetti). Il costo dello staff tecnico di Simico a oggi non lo si conosce, si deve attendere il bilancio consuntivo. Al momento i costi di produzione del personale ammontano a 2.0945.741 euro. Lo smantellamento della vecchia pista Monti è costato 3,8 milioni. Tra affidi diretti o con gare semplificate si sono comunque spesi 5 milioni di euro: progettazione degli edifici 56.000 euro, modello del progetto 33.600. Fra le spese gettate al vento spicca il video pubblicitario della durata di poco più di un minuto, costato 39.957 euro. Al mondo intero viene descritta la magnificenza dell’impianto che mai sarà costruito. 70 anni di storia, emozioni legate alla pista Monti che rimarranno raccontati negli archivi.

Cortina: abbandono e detriti

A Cortina sul terreno rimangono edifici e manufatti fatiscenti, un diffuso disordine dove si doveva ospitare il museo aperto del bob e delle medaglie italiane. È stato fatto fallire il gestore del parco acrobatico nel lariceto, come sono stati allontanati i gestori del circolo tennistico, un’area oggi ricoperta da detriti ed edifici decrepiti. I due momenti ricreativi più stimolanti della Cortina estiva sono stati cancellati. Come certezza storica rimane solo l’umiliazione dello sport italiano.

E il bellunese, ci si chiederà? Mangia sport e nuove strade? Nelle ultime due settimane Dolomitibus, l’azienda del trasporto pubblico della Provincia, ha soppresso 62 corse. La sanità è al collasso, gli acquedotti sono dei colabrodo.

La formazione nel lavoro non si sa cosa sia. Il territorio è in svendita e da Cortina i residenti fuggono: impossibile viverci per costi degli affitti, degli alloggi, e perché non vi sono prospettive di lavoro diverse da quelle proposte dal settore turistico. Emblematico quanto accaduto alla Fondazione Dolomiti UNESCO. Sfrattata dalla sede, cacciata dal palazzo del centro storico del paese, dal vecchio municipio e portata in periferia, in un edificio insignificante, la casa cantoniera verso Agabona.

Una scelta che certifica quali sono i valori sui quali investe chi sta amministrando la perla delle Dolomiti e la Regione Veneto, Luca Zaia.