Inceneritore: i nodi vengono al pettine
Le menzogne e i soldi buttati al vento,pur di sostenere l’opzione costosa e pericolosa. Ma oramai siamo agli esposti alla Corte dei Conti al danno erariale.
Il tam tam “Bisogna chiudere il ciclo” e “L’inceneritore è l’unica soluzione” prosegue senza sosta. La giunta Fugatti non ha dubbi. Il sindaco di Trento qualche dubbio ce l’ha, ma traccheggia. Come mai si va avanti con questa narrazione che, come vedremo è del tutto falsa?
Abbiamo provato a informarci negli uffici della Provincia. In via ufficiosa, per carità, l’argomento è ritenuto troppo scottante, la verità deve essere solo quella ufficiale.
Il quesito è in sostanza: perché si vuole “chiudere il ciclo” con l’inceneritore, e non con il Trattamento Meccanico Biologico (TMB)?
Ricordiamo che gli studi del CNR hanno concluso che, anche con gli impianti di ultima generazione, le emissioni dell’inceneritore provocano “un aumento del rischio di mortalità e ricovero ospedaliero”. E d’altra parte il TMB, attraverso trattamenti a freddo (che non generano fumi e di conseguenza le emissioni nocive associate alla combustione) lavora il rifiuto, separa materiali da riciclare, genera composti riutilizzabili e una frazione biostabilizzata da conferire in discarica in piena sicurezza.
Dunque, alla nostra domanda sul TMB in Trentino, la risposta (ufficiosa, ripetiamolo) della PAT è stata: il TMB è un bluff, non funziona, quello che abbiamo a Rovereto abbiamo finito con il dismetterlo, e così è nel resto d’Italia.
Bene, questa è la “realtà provinciale”, del tutto fasulla. Diciamolo più chiaramente, è un imbroglio. Qui c’è chi bara.
A dircelo è l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che nel suo rapporto sui dati del 2023, ci dice che in Italia i vari TMB hanno trattato quasi 9 milioni di tonnellate di rifiuti (8.930.000), mentre a Rovereto ne venivano trattate 13.525 tonnellate (a fronte delle 57.000 autorizzate), per poi scendere a zero nel 2024, quando il TMB si è deciso di abbandonarlo.
Quindi, di cosa cianciano politici e tecnici provinciali? Il Trattamento Meccanico Biologico funziona in tutta Italia, perché in Trentino no? Non solo: società private (che quindi nel trattamento ci guadagnano) aprono nuovi impianti (a Genova uno di 110.000 tonnellate\anno): come mai in Trentino invece si dice che non funzionano? Anzi, non solo si dice, ma ci si comporta come se non potessero funzionare, e l’impianto di Rovereto lo si lascia degradare, e ci si getta invece a piombo verso l’inceneritore?
che dovevano andare altrove
Analizzando meglio la questione, zampillano fuori, di continuo, comportamenti anomali dell’amministrazione, e tutta una serie di fanfaluche che vogliono portare alla scelta, che si vorrebbe obbligata, dell’inceneritore.
Prima di confutarle, ricordiamo come le raccomandazioni europee per una gestione salubre ed ecologica dei rifiuti, come pure la legge italiana e una sentenza della Corte di giustizia UE rendano obbligatorio il trattamento dei rifiuti (attraverso il TMB) prima del conferimento in discarica.
In Trentino è avvenuto il contrario, attraverso un percorso su cui l’autorità giudiziaria, investita attraverso un esposto alla Corte dei Conti, farebbe bene a fare luce.
Orbene, il Catasto Rifiuti dell’ISPRA ci dice che nel 2018, alla discarica di Ischia Podetti, sono state conferite 35.548 tonnellate di Rifiuti Urbani non trattati, 10.947 tonnellate di RU trattati (nel TMB di Rovereto) e ben 304.564 tonnellate di Rifiuti Speciali.
Sono evidenti due grosse anomalie: perché quelle 35mila tonnellate di rifiuti non trattati? E solo 10.900 di rifiuti trattati? Ricordiamo che il rifiuto non trattato è maleodorante e pericoloso; perché non sono stati tutti trattati, innanzitutto utilizzando al meglio il TMB di Rovereto, che è autorizzato a lavorare 57.000 tonnellate all’anno?
Poi la seconda anomalia: le oltre 300mila tonnellate di Rifiuti Speciali. Che sono quelli, non pericolosi, prodotti dalle attività industriali (innanzitutto i materiali da demolizione) ma che hanno appositi percorsi di smaltimento: come mai sono finiti tra i Rifiuti Urbani? Chi ne ha autorizzato il conferimento? E’ stato un atto legale?
Di sicuro in un paio di anni di questo andazzo si è saturata, nel 2021, la discarica di Ischia Podetti, che invece, se gestita correttamente come legge comanda, avrebbe potuto accogliere i rifiuti trentini per almeno altri dieci anni. Ed ecco invece squillare le trombe, levarsi le grida: “Emergenza rifiuti” “Dobbiamo conferirli fuori provincia, e non è etico!”. E infine: “E’ costoso, paghiamo 300 euro a tonnellata”; e quindi, naturalmente, “Ci vuole l’inceneritore!”
Facciamo un po’ di ordine. Innanzitutto va verificato chi e perché ha autorizzato il riempimento di Ischia Podetti con i Rifiuti Speciali. Di questo è stata anzitutto investita la Corte dei Conti, anche per quanto riguarda il danno erariale, provocato dal conseguente conferimento dei Rifiuti Urbani fuori provincia negli anni 2022, 2023, 2024, con un extra costo di almeno 100 euro/tonnellata, per un totale di almeno 6 milioni.
Poi il sotto utilizzo, fino a farne cessare l’attività, del TMB di Rovereto. Ora, dicevamo all’inizio, in Provincia si dice che i TMB “non funzionano”. Abbiamo visto che è una stupidaggine: in tutta Italia funzionano, per 9 milioni di tonnellate, come mai a Rovereto - dati ISPRA – si sono trattate nell’anno 2019 11.747 tonnellate, nel 2020 11.188 t, nel 2022 1.812 t, nel 2023 13.525? Era incompetente il personale? I dirigenti in loco? I responsabili provinciali? E come mai si è poi deciso di dismetterlo?
Tutto questo ha conseguenze sanitarie ed economiche. Sanitarie perché, causa l’”emergenza” dovuta all’infausto esaurimento di Ischia Podetti, si sono riaperte le discariche di Dimaro-Folgaria e di Imer, in cui – ci dice ISPRA 2022 - sono state smaltite 20.000 tonnellate di rifiuti, delle quali solo 955 trattate (per forza, a Rovereto si giocava a briscola!).
Ma questo è illegale: in discarica, causa la legge 36/2003 e normative UE, vanno conferiti solo rifiuti trattati.
Il mancato utilizzo del TMB ha comportato anche danni economici. 
E attenzione: con il non utilizzo dell’impianto e il conseguente smantellamento, questa situazione è destinata a perdurare, per anni, in attesa dell’avvento salvifico dell’inceneritore: illegale conferimento in discarica di rifiuti non trattati e, ove si dovesse ricorrere a invii fuori provincia, ulteriori costi.
Il Trattamento Meccanico Biologico non funziona.
Ma solo in Trentino
Come si vede, tutto questo percorso, in tutti i sensi maleodorante, porta a un punto d’arrivo presentato come ineluttabile: l’inceneritore.
Ma proprio l’analisi dei gravi pasticci di questi ultimi anni, incrociata con i dati ISPRA, porta a ulteriormente motivare l’opposizione all’inceneritore. E difatti non è un caso se l’Europa, dove è stato alto l’utilizzo dell’incenerimento, sta tornando indietro: già nel 2017 la direttiva UE sulla gestione dei rifiuti invitava gli Stati con elevata capacità di incenerimento, tra cui l’Italia, a “introdurre una moratoria sui nuovi impianti e smantellare quelli più vecchi e meno efficienti”.
Il fatto è che l’alternativa esiste, è quella – colpevolmente – snobbata a Piazza Dante, il Trattamento Meccanico Biologico.
Nel confronto con l’inceneritore, non c’è storia.
Partiamo dalla chiusura del ciclo. E’ il mantra della Giunta Fugatti e di tutti gli inceneritoristi al seguito. Ipotizzati Rifiuti Urbani per 40.000 t/anno, il TMB dei Lavini di Rovereto (di vecchia generazione) li trasformerebbe al 56% (22.400 t) in CSS, Combustibile Solido Secondario, utilizzato in tutta una serie di impianti, dai cementifici alle centrali termoelettriche. Al 37% (14.800 t) in residuo secco biostabilizzato, conferibile in discarica, non solo, ma utilizzabile come copertura che mette in sicurezza le discariche (per esempio alcune delle nostre, come visto sopra) che hanno accettato conferimenti non a norma.
Un 6% verrà perduto: acqua che si vaporizza o si percola. Una frazione infine sarà composta da materiali, come i metalli, che vengono estratti e riutilizzati. Se si installa un nuovo impianto, più moderno, si recuperano ulteriori materiali da avviare al riciclo, si produce compost, si riduce fino al 20% (8.000 t) la parte da conferire in discarica.
Ma ipotizziamo di non investire in un nuovo impianto, e di utilizzare l’attuale (sperando che la recente incuria non abbia procurato danni troppo gravi) con i suoi risultati consolidati: avremmo queste 14.800 tonnellate da conferire, che, compattate, diventano al massimo 7.400 metri cubi. La discarica di Ischia Podetti, ampliata di 250.000 mc, durerebbe altri 33 anni.
Vediamo invece l’inceneritore. Ammettiamo che si costruisca per le 40.000 tonnellate dei rifiuti urbani trentini, come dai dati ISPRA e quelli del Piano provinciale rifiuti. Fugatti e i suoi paggi continuano a parlare di cifre sempre superiori, addirittura del doppio, 80.000 tonnellate, cosa apparentemente senza senso, perché vorrebbe dire essere costretti ad importare rifiuti; ricordiamo che gli inceneritori sono impianti molto rigidi che devono funzionare sempre a pieno carico. 
Ma confidiamo nella ragionevolezza, e quindi che si lavori per un inceneritore adeguato alla bisogna, cioè da 40.000 tonnellate. Esso produrrebbe il 25% di ceneri pesanti (10.000 tonnellate da portare in discarica, compattate 5.000 metri cubi) un 4,4 % (1.750 t) di rifiuti pericolosi da avviare a discarica speciale, il resto va nell’aria, con i preoccupanti risultati sanitari che abbiamo ampiamente trattato nel numero dello scorso aprile (riportiamo solo le lapidarie conclusioni di una ricerca epidemiologica del CNR sugli effetti sanitari causati da un inceneritore come il nostro, da 40.000 tonnellate vicino ad Arezzo: “Lo studio ha riscontrato un aumento del rischio di mortalità e ricovero ospedaliero associato alle emissioni dell?inceneritore”). Se invece si vuole fare l’impianto da 80.000 tonnellate, tutto raddoppia.
Infine, i soldi
Il costo di gestione del TMB a Rovereto, secondo la PAT, è di 140 euro a tonnellata (che noi prendiamo per buoni, anche se nel 5° aggiornamento del Piano Rifiuti si scriveva che era addirittura di soli 25 euro\t). 
E l’inceneritore? Il costo iniziale oscilla tra i 200 e i 220 milioni, il che vuol dire un onere finanziario annuo di circa 12 milioni per 20 anni; cui vanno aggiunti i costi di gestione che, calcolati parametrando quelli dell’impianto di Bolzano, si aggireranno di poco al di sotto degli 8 milioni all’anno, ridotti di 1,5 dalla vendita dell’energia elettrica prodotta. In conclusione, 18,5 milioni all’anno, contro i 5,6 del TMB.
Con questa situazione, perché Fugatti, pervicacemente insiste?
Bene hanno fatto le organizzazioni ambientaliste a presentare l’esposto alla Corte di Conti per il danno erariale conseguente alla gestione dissennata di Ischia Podetti e al sotto utilizzo del TMB di Rovereto. Immaginiamo che l’eventuale costruzione dell’inceneritore, in dispregio delle normative italiane ed europee, si presterebbe ad altri più gravi addebiti di danni sia erariali che sanitari.
Le minoranze in Provincia lentamente si stanno svegliando, ed hanno presentato un ordine del giorno che, pur ancora ignaro dell’alternativa del TMB, mette in discussione l’inceneritore. Speriamo che anche Franco Ianeselli, sindaco di Trento che subirebbe le conseguenze dell’impianto, si svegli pure lui.