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QT n. 13, 30 giugno 2001 Monitor

Cercatori di immagini

Il timore di essere schiacciati dai modelli culturali americani, spesso evocato nei paesi europei, non può impedirci di vedere quanto conti invece nella ricerca di certi artisti d’oltre oceano l’influenza culturale europea. E’ il caso, ad esempio, di Philip Taaffe, cui è dedicata una personale alla Galleria Civica di Trento, fino al 30 settembre.

Nato nel New Jersey quarantasei anni fa, Taaffe muove i primi passi nell’ambiente artistico newyorkese con una pittura che sente il richiamo dell’astrazione, specie dell’Optical Art. Ma vi confluiscono, sempre più spesso, cenni alle forme reali, fino a generare il particolare connubio tra astrazione e figurazione che vediamo nelle opere esposte. Pulsa, si direbbe, nell’autore la curiosità del ricercatore naturalista, e la metodica volontà di collezionare e disporre i reperti: fossili, animali, piante. Il lato curioso, e caratteristico, è che questa attitudine si estende anche alle forme decorative, che vengono a loro volta trovate e ordinate come si trattasse di reperti. E infatti lo sono, dal momento che è facile constatare la loro origine in alcuni contesti culturali, con qualche prevalenza della cultura araba e di quella celtica ( Taaffe ha ascendenze irlandesi). L’artista ha un suo limpido modo di procedere alle sovrapposizioni tra parti decorative e parti "naturalistiche" (e spesso di trattare queste ultime come decorazioni), con la combinazione di diverse tecniche. Può tuttavia pesare sull’osservatore la simmetria e il rigore compositivo su cui si basa gran parte delle opere. Da questa impostazione si discosta piacevolmente un’enorme opera di quest’anno che raffigura un elefante: il suo corpo, osservato più da vicino, si rivela composto da una miriade di topolini. Atto di esplicita ironia, che potrebbe forse preludere a un distacco dal più cifrato e metodico atteggiamento del "ricercatore di oggetti e di forme".

Un altro artista americano, Donald Baechler, quasi coetaneo di Taaffe, è in mostra alla Galleria Raffaelli di Trento, fino al 31 luglio. Tra i due esiste un punto di contatto, nel senso che anche Baechler si inserisce nel filone del ready-made delle immagini inaugurato dalla Pop Art. Qui il legame col movimento americano è più esplicito. Come Warhol riciclava l’immagine dei mass-media e della pubblicità, e Lichtenstein quella del fumetto, Baechler mette decisamente al centro quella di oggetti comuni (un fiore, un camion, un palloncino, un gelato) così come può essere uscita da un pennello ancora incerto e ingenuo. Il contorno e l’alone bianco, su una base-collage ricorrente di pagine di album didattici degli anni cinquanta, intende farne un repertorio di icone che in qualche modo evidenzia gli aspetti di infantilizzazione della società "adulta".

In fatto di sensibilità pop, occorre, sia pure con qualche ritardo, fare un riferimento alla personale di Paolo Facchinelli che si è appena svolta alla Galleria Due Spine di Rovereto. Il modo che ha di interessarsi alla figura umana (il suo tema esclusivo) ha in fondo poco a che fare col realismo, e nemmeno con l’introspezione psicologica. E’ piuttosto la situazione, il gesto quello che conta. Il fatto, soprattutto, che ognuna di tali figure potrebbe essere il personaggio di una storia a fumetti, oppure cinematografica. Non forse il personaggio principale, anche solo una comparsa di cui non conosciamo la storia: uno che beve al bancone del bar, una con gli occhiali che "guarda in macchina", uno che corre con la pistola, uno che dorme sotto una coperta che pare decorata da Klimt, una coppia che fa sesso… Non si tratta di citazioni dal fumetto o dal cinema, ma di immagini che "potrebbero" derivare dall’uno o dall’altro mezzo. Dal primo, Paolo Facchinelli, cui sta molto a cuore la ricerca formale, desume certi tagli compositivi, il gusto della campitura bidimensionale e dell’inserimento "ornamentale"; dal secondo, l’attitudine a cogliere una visione istantanea (è il caso del grande primo piano "mosso") che potrebbe preludere, questo sì, a una maggior quota di "realismo". Ma al momento i due piani della ricerca paiono ancora tra loro disgiunti.

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