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Ancora sulla scuola bilingue

L’ostilità della SVP si attenua, ma è ancora sufficiente a impedire che i giovani sudtirolesi imparino a convivere grazie a una scuola diversa.

La scuola bilingue è una delle questioni fondamentali con cui il Sudtirolo si dovrà confrontare anche nell’anno che inizia. Da molti considerata indispensabile per la crescita di una società che sia consapevole e capace di dare all’autonomia il senso per cui fu creata, viene da sempre osteggiata con grande durezza dai detentori della rappresentanza etnica della minoranza di lingua tedesca. Forse negli ultimi tempi con meno convinzione, ma sempre in modo sufficientemente efficace da impedire che le/i giovani sudtirolesi si avvalgano di questa forma di scuola per imparare a vivere insieme e per far sì che essa non esista neppure per coloro che, provenendo da una famiglia mistilingue, hanno obiettive difficoltà ad inserirsi in una o nell’altra scuola segnata da un’impostazione etnica.

Migliaia di studenti di tutti i gruppi linguistici hanno manifestato in piazza a metà dicembre, prendendo di sorpresa con la loro partecipazione e determinazione l’immobile politica, assorta nella discussione dell’ultimo bilancio di previsione della legislatura. Il loro obiettivo, già definito da alcuni mesi, dopo una serie di convegni ed incontri di approfondimento, è la scuola bilingue, oltre alla critica alla privatizzazione della scuola che esce dalla riforma Moratti.

L'intendente scolastico di lingua tedesca, Walter Stifter.

Ma per scuotere davvero l’atmosfera c’è voluto l’intendente scolastico di lingua tedesca, Walter Stifter, che a tre mesi dalla pensione, dopo una lunga carriera spesa al servizio del modello separatista dell’educazione, ha messo di discussione l’articolo 19 (l’articolo dello Statuto prevede la scuola in madrelingua, sul quale è aperta la discussione se vada interpretato come l’esclusione di ogni altra forma di insegnamento, oppure al contrario garantisca un diritto ma non neghi altre possibilità, come la scuola bilingue o plurilingue), vacca sacra degli intransigenti sostenitori del modello della separazione etnica.

"Ormai il diritto all’insegnamento nella propria madrelingua è più che tutelato" - ha detto Stifter. Non ha parlato esplicitamente di scuola bilingue, ma ha sostenuto la necessità di rivedere le forme di insegnamento e la necessità di forme di collaborazione più stretta tra scuole italiane e tedesche.

La reazione è stata durissima da parte dell’assessore alla cultura, Bruno Hosp, anche lui probabile pensionando, ma ancora voce potente della conservazione. Meno drastica l’assessora alla scuola, Sabine Kasslatter, che difende il principio dell’articolo 19, ma riconosce che per imparare la seconda lingua è necessario l’incontro anche fra scuole di lingua diversa.

Ormai è patente il ritardo che il Sudtirolo va accumulando rispetto agli altri paesi europei, fortemente impegnati a diffondere la conoscenza delle lingue nelle nuove generazioni. I divieti storici, che anche quando non più fatti rispettare alla lettera intimidiscono le/gli insegnanti, i mancati finanziamenti delle sperimentazioni scolastiche che caratterizzano la scuola di lingua italiana, la strisciante privatizzazione dell’insegnamento della seconda lingua che caratterizza l’azione di un governo locale formalmente di centro-sinistra, ma in questo campo controcorrente, sono elementi che rischiano di mettere la gioventù sudtirolese "fuori mercato" rispetto al livello culturale e formativo europeo. Anche tra chi propone la scuola bilingue o plurilingue, c’è chi pensa ad una scuola privata, riservata ai ceti alti, e a vantaggio di iniziative private.

Tuttavia c’è qualcosa di nuovo nell’aria. Le iniziative di "Convivia" hanno avuto il merito, oltre che di rilanciare la voce dei giovani de "Il ponte/die Brücke", sensibili e coraggiosi interpreti dell’aria nuova, di far emergere lo scontento dei rappresentanti dell’economia, unica voce che riesce a farsi sentire dai bonzi del potere etnico-politico, accoccolati in un sistema di potere a scomparti ben divisi fra gruppi linguistici, sordo alle esigenze della società.

Nel convegno promosso da "Convivia" sulla scuola bilingue e dedicato alle esigenze dell’economia, è emersa tutta l’insofferenza degli imprenditori per le limitazioni dettate da ragioni di ideologia etnica.

Il rettore dimissionario dell'Ateneo bolzanino, Walter Steinherr.

L’episodio infelicissimo della cacciata del rettore Steinherr ha dimostrato che non bastano le ragioni economiche per modernizzare la società sudtirolese. Ancora una volta, all’apertura di un nuovo anno non qualunque, il futuro dipende anche dalla capacità di chi prende le decisioni di saper ascoltare le esigenze della società, di conoscere e tener conto delle ragioni della storia, in un luogo in cui le decisioni stesse dell’economia sono fortemente influenzata da ragioni etniche.

Non si può essere ottimisti.