Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 9, settembre 2022 Trentagiorni

Sicurezza: i dati, oltre la demagogia

La stucchevole litania del "sempre peggio": no, i dati dicono che l'Italia è tra le nazioni con meno crimini in Europa, e il Trentino tra le zone più tranquille d'Italia.

Sicurezza: la realtà dei dati in queste elezioni, come nelle precedenti del 2018, si parla molto di sicurezza. Senza voler qui esaurire l’argomento, su cui peraltro discutono, a pag. 8 e seguenti, i candidati da noi intervistati e i cittadini del Focus Group, vogliamo qui introdurre alcuni elementi oggettivi su cui ragionare.
Una premessa per essere chiari: chi scrive vive a Trento nel quartiere della Portela e le sue finestre si affacciano sulla “famigerata” Piazza Santa Maria, epicentro dello spaccio. Il che comporta una serie di conseguenze, abbastanza secondarie per chi scrive, di cui si potrà in altro momento discutere.
Qui interessa parlare non delle sensazioni, delle impressioni, ma dei dati, che dovrebbero supportare una serie di frasi ricorrenti: “Città sempre più insicura”, “Crescente problema”, “Progressivo peggioramento”.
Orbene, nell’indice della criminalità redatto in base alle denunce di reato del 2020, la provincia di Trento risulta novantasettesima su 106. Insomma, siamo in una zona tra le più tranquille d’Italia.
E l’Italia è terra di criminali? No, anzi. Non andiamo a vedere New York o Città del Messico, rimaniamo pure in Europa, che dopo tutto è una terra felice. Da “Italia in dati”, che raccoglie ed elabora le statistiche di Istat, Eurostat e Ministero dell’Interno, apprendiamo che dei quattro maggiori paesi dell’Unione Europea l’Italia è ultima per numero di omicidi per 100.000 abitanti (meno della metà della Francia, che non passa certo per paese insicuro), terza per aggressioni, prima solo – vizietto italico? – per furti.
Anche la storia del “sempre più” - locuzione cara a tutti i peggioristi, in questo caso declinata nella forma “sempre più delitti” - è una bubbola. In Europa, anche senza considerare l’anomalo 2020 - quando rinchiusi in casa con il lockdown, era problematico dedicarsi ad attività delittuose – il totale dei reati denunciati è progressivamente, vistosamente calato: dal 2010 al 2019 i furti sono diminuiti del 21%, gli omicidi del 25%. In Italia il totale dei delitti denunciati scende dai due milioni novecentomila del 2014 ai 2.300.00 del 2019.

Insomma, invece di dare retta alla stucchevole litania del sempre peggio, si dovrebbero analizzare le ragioni di questo progressivo miglioramento, per stabilizzarlo e magari incrementarlo.
E Trento? Abbiamo visto che, almeno dal punto di vista dei reati (e naturalmente senza abbassare la guardia sulle infiltrazioni della criminalità organizzata), siamo tra le zone più tranquille d’Italia. E in progressivo miglioramento.
Anche qui alcuni dati. I cosiddetti “furti con destrezza” dai 636 del 2016 sono diventati meno della metà, 298, nel 2021; analogamente i furti in esercizi commerciali, passati da 792 a 378.
Vediamo i reati che più possono suscitare allarme, in quanto implicano violenza in luoghi pubblici. Nel 2021 nella provincia di Trento i furti con strappo, cioè gli scippi, sono stati 47; le rapine in pubblica via 39; le rapine in esercizi commerciali – spesso il disperato che tira fuori un taglierino – 29; le rapine in banca, una.
Sono cifre preoccupanti? Forse. Si potrebbe fare di meglio. Però sono in progressivo miglioramento, e non indicano certo un territorio segnato dall’insicurezza.
Poi ci sono i seminatori d’odio di professione, particolarmente attivi nei periodi elettorali. Ma quello è un altro discorso..