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QT n. 15, 22 luglio 2000 Servizi

La Svp, la Margherita, l’aeroporto

Crisi verticale dell’aeroporto di Bolzano. E allora Durnwalder, non funzionando l’aeroporto, vagheggia di farsi la compagnia aerea, naturalmente con soldi pubblici. Frattanto a Trento, Dellai & C...

La Tyrolean Airlines, la compagnia che opera sull’aeroporto di Bolzano, è stata chiara: così non va, non ci sono abbastanza passeggeri. E dalle parole ai fatti: annullati i voli Bolzano-Vienna, in forse quelli per Francoforte, e forti perplessità anche per il Bolzano-Roma, cui mancano 6 passeggeri (cioè il 20%) per raggiungere la parità economica.

Insomma, le crude leggi dell’economia stanno ribadendo quanto da sempre si afferma: un aeroporto, per reggersi, deve avere un bacino d’utenza minimo, altrimenti diventa un buco mangia-soldi. La nostra regione questo bacino non lo ha, anche perché ai confini operano già aeroporti affermati come Verona e Innsbruck (e difatti alcuni bolzanini, dotati di scarso amor patrio, preferiscono il Verona-Roma, con tariffe più basse e orari più articolati).

Durnwalder, che l’aeroporto aveva fortemente voluto, anche in un’ottica di autosuffcienza e identità sudtirolese, di fronte alla Tyrolean non si è scomposto. Anzi, ha contrattaccato: "La Tyrolean si calmi, se se ne va troveremo un’altra compagnia, o ne faremo una locale." E qui è peggio che andare di notte: è assai dubbio che si trovino (se non si fanno ponti d’oro) compagnie disposte a operare su uno scalo non redditizio. E quindi l’opzione vera nelle mani di Durnwalder sembra essere la compagnia aerea sudtirolese.

Con esiti prevedibili: conti in rosso ripianati in qualche maniera dalla Provincia (occhio alle normative europee sulla concorrenza, ma all’ombra dell’Autonomia si può tentare). Insomma, per ovviare ai buchi di un’iniziativa sballata, se ne vara un’altra, ancor più sballata.

Una follia insomma; in cui però c’è del metodo, come diceva Shakespeare: il metodo SVP, la sua visione della società e dell’economia sudtirolese. Una società che, in nome della specificità etnica, è autoreferente anche sul piano economico, anche dove piccolo non è bello: con la conseguente centralità di molteplici iniziative parapubbliche strettamente locali, all’occorrenza (cioè praticamente sempre) rese economicamente sostenibili dai soldi pubblici e dall’appoggio/controllo del potere politico locale. Così abbiamo l’ente elettrico sudtirolese, la società di cablatura sudtirolese, le pensioni integrative regionali, l’università di Bolzano, l’aeroporto di Bolzano, la linea aerea sudtirolese... Anche se forse alcune di queste iniziative sono centrate, è il disegno complessivo che ne risulta chiaro: non importano le dimensioni di scala, l’economicità, importa la sudtirolesità; poi arriveranno i soldi pubblici a far quadrare i conti.

Se questo è il modello bolzanino, a Trento abbiamo il modello Margherita; che, senza le motivazioni di fondo (la specificità etnica) ne è la traduzione in piccolo, pasticciata e personalistica. Ecco quindi la società trentina per la cablatura, il tentativo di società trentina per l’energia, l’aeroporto di Trento: tutte iniziative difficili, ai cui vertici vengono piazzati uomini di fiducia del presidente Dellai.

Ma se su alcune di queste iniziative si può discutere, dove il modello Margherita rivela la sua pretestuosità, è proprio sull’aeroporto. Fortissimamente voluto dal presidente Dellai e dal suo braccio destro assessore Grisenti, è sempre apparso, ad ogni minimo approfondimento, un’operazione sballata. A maggior ragione quando, oltre al vicino aeroporto di Verona (di cui la Pat è socia) si è affiancato il concorrente aeroporto di Bolzano. Dellai ha tuttavia insistito, ricevendo però una solenne sconfessione dall’elettorato (80% di no, comunque indicativi anche se in un referendum che non ha raggiunto il quorum).

A questo punto il nostro ha pensato bene di agganciarsi a Bolzano, vagheggiando di "un unico aeroporto regionale con due piste", cioè l’aeroporto di Trento sotto altra etichetta.

Ora la crisi verticale di Bolzano dovrebbe suggerire non solo di buttare definitivamente nel cestino gli scombinati progetti dell’aeroporto di Mattarello, ma anche di stare alla larga dal buco nero dell’aeroporto altoatesino, e ancor più dall’eventuale linea aerea sudtirolese. Invece, per l’incomprensibile attaccamento di Dellai/Grisenti a questo progetto (cui nessuno riesce a dare una spiegazione valida, anche pensando male: in fin dei conti si tratta di far girare 40-50 miliardi, e i due compari già ne gestiscono almeno 2000), siamo sicuri che in qualche forma l’ipotesi spunterà ancora fuori. Magari affiancando all’"aeroporto regionale con due piste" una ancor più sciagurata "linea aerea regionale con due vettori".

Intanto il consiglio d’amministrazione del Caproni, nominato per realizzarne l’ampliamento, ha approvato l’ultimo bilancio, con il consueto buco di mezzo miliardo, prontamente ripianato dalla Provincia. Il presidente Pizzinini, yes-man di Dellai - nominato in quanto "esperto" di trasporti perchè titolare di una concessionaria d’auto (Mercedes) e presidente di un Ente inutile (l’Aci) - ha subito dato prova di aver capito la "managerialità" e la cura dei soldi pubblici richiesti. In una società privata con i conti in rosso, il cda usa sospendere o quantomeno ridurre i propri emolumenti; Pizzinini, mentre varava un bilancio fallimentare, faceva aumentare i gettoni degli amministratori, e il proprio compenso, da 15 a 20 milioni. Tanto paga Pantalone.