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“Ci sono le elezioni…”

Come la cattiva politica gioca con i problemi veri.

E’ uno degli aspetti più normali, nel dopo-catastrofe, il momento della denuncia, della ricerca delle responsabilità. Un momento forse rituale, ma spesso proficuo: capace, in molti casi, di spostare in avanti la consapevolezza di una società. Così è stato in Italia dopo le alluvioni degli anni ’50 e ’60; così, soprattutto, è stato in Trentino dopo i disastri del 1882, del ’66, dopo Stava. (vedi Chi sono i responsabili)

Nulla di tutto ciò dopo il recente sconquasso, pur causato da eventi che in futuro saranno tutt’altro che eccezionali. O meglio, nulla di tutto questo a livello politico: non c’è stato il morto, tiriamo un sospiro di sollievo e andiamo avanti. Occupiamoci delle cose "vere": elezioni, alleanze, partiti territoriali... Il che è logico per quelle forze che - magari con miopia, ma con interna coerenza - costantemente propongono una politica economica che prescinda dalla salvaguardia del territorio. E’ paradossale per quelle che hanno fondato programmi (e risultati elettorali) sull’equazione: sviluppo di qualità = ambiente + istruzione.

Nell’alleanza di governo provinciale coesistono entrambe queste opzioni. Una contraddizione attorno cui, a cavallo dell’estate, si è sviluppata la vicenda della Val Jumela col suo esito, la vittoria delle clientele, la sconfitta dello sviluppo sostenibile, in nome della superiore necessità di salvaguardare l’alleanza. Secondo lo stesso principio, oggi - al sopravvenire di ulteriori fatti - si rinuncia alle impellenze ambientali; in nome della necessità di vincere le elezioni.

Al convegno su "Politica e giustizia" organizzato dalla Rete, sono state drammaticamente commoventi le testimonianze di operatori come il procuratore di Palermo Scarpinato, che lavorano in prima linea nella lotta al malaffare: "Ci hanno lasciati soli". Il bailamme sulla giustizia messo in scena in questi anni ha avuto un esito chiaro. Per intima convinzione (Forza Italia), per subalternità all’alleato (Alleanza Nazionale), per cinismo (la sinistra che ha usato l’argomento come merce di scambio partitica o addirittura personale - vedi D’Alema e la Bicamerale) si è finiti con il precludere la possibilità di un’azione repressiva nei confronti degli intrecci tra politica e malaffare. E nel pasticcio generato da coacervi di leggi, si è definitivamente minata la già scarsa operatività del sistema giudiziario.

E’ stato bello e proficuo il convegno "La città e il fiume", sulla progettazione dell’area ex-Michelin. Architetti da tutta Europa hanno presentato importanti progetti in analoghe situazioni a Parigi, Barcellona, Lisbona, la Ruhr; e in questo contesto i cinque studi vincitori della prima parte del concorso di Trento hanno illustrato i loro progetti. E’ stato un incontro di idee a livello decisamente alto, e proficuo, sia per i presenti, sia per l’ente pubblico, posto nelle condizioni migliori per prendere le proprie decisioni. Ma queste non verranno prese a breve, né è detto che saranno le migliori. Il partito della speculazione vuole le mani libere, e - come ha sottolineato Giorgio Casagranda, proconsole di Dellai in Consiglio comunale - vuole anzitutto disfarsi degli attuali fastidiosi consulenti del PRG: troppo noti, troppo indipendenti, capaci di organizzare incontri di livello europeo, ma estranei al partito del mattone. (vedi E anche a Trento arrivò il giorno della Jumela) La loro conferma è posticipata e rimessa in discussione, il loro documento preparatorio occultato, l’assessore che li ha nominati (Andreatta, della Margherita ma non succube di Dellai) delegittimato e irriso dalla sua stessa formazione. Il sindaco tace, e rinvia: "Ci sono le elezioni".

L’assemblea dei DS di domenica scorsa si è tenuta in un clima da trincea. Passerini della Rete comunicava che con quest’andazzo lui non ci sta più; il PATT si schierava col centro-destra; da poco si erano dimessi dall’esecutivo i fedelissimi del segretario, Guarda e Dellanna. ( vedi La sinistra dopo la débacle della Jumela)L’attuale linea del segretario Bondi (adesso pensiamo ad alleanze e elezioni, ai contenuti del governo penseremo poi) faceva acqua. Avanzava la linea della resistenza: "Serrare i ranghi" - ripeteva tre volte l’on. Schmid. Di fronte a questa destra - autoritaria, fascista, razzista - è prioritario vincere, non si può essere troppo schizzinosi sugli alleati - ribadiva Bondi. Insomma, speriamo che si turino il naso, ma che ci votino.

Poi parlava Rolando Mora, segretario comunale, nome poco noto al pubblico. Un intervento teso e appassionato. Parlo con difficoltà - ha detto - ultimamente mi sono allontanato dal partito. Non riusciamo più a comunicare, a parlare con la gente. Il governo nazionale ha fatto cose egregie, riforme di cui in futuro capiremo l’importanza. Ma è franato sull’idea di cosa è la politica. Ci siamo fatti eleggere per risolvere due problemi, giustizia e conflitto d’interessi, e li abbiamo svenduti. E abbiamo dato l’idea di essere un ceto a parte: ma cosa vuole D’Alema, perché non può tornare a essere un cittadino qualsiasi? Sul piano locale non ci sono nemmeno le realizzazioni positive: non solo abbiamo subìto la Jumela, ma è tutto il nostro programma che ormai non esiste più. Io mi spenderò per le elezioni, ma se tutto quanto posso dire è che gli altri sono peggiori, abbiamo già perso.

L’intervento, seguito in silenzio, era accolto da un freddo applauso: fastidioso per alcuni, aveva fatto troppo male, per altri. Ma non ci sarà speranza, se la politica non riuscirà a recuperare la dimensione indicata da Rolando Mora, segretario comunale.