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Pandemonio

Giorgio Bocca, Pandemonio. Mondadori, Milano, 2000, pp. 145, £. 27.000.

Luigi Serravalli

Da un po’ di tempo è venuto di moda parlare di New Economy, anche se pochi sanno veramente di fronte a cosa ci si trovi e si domandanose si tratti di una enorme e pericolosa bufala o, davvero, di un avvenire meraviglioso per la vita dell’uomo sul pianeta.

Giorgio Bocca.

Una prima osservazione. Mai come oggi l’attività umana agisce sulla stessa nostra vita sulla terra, sul clima, quindi sulla abitabilità, sulle vicissitudini atmosferiche, ovvero sulle desertificazioni, sull’eccesso di piogge in certe stagioni in certe località e l’eccesso di siccità in altre. L’economia del petrolio, della benzina , del motore a scoppio porta una tale esuberanza di anidride carbonica da produrre l’effetto serra. Nelle zone tropicali avanza il deserto per centinaia di migliaia di chilometri quadrati, mentre nelle zone temperate l’eccesso di precipitazioni produce continue alluvioni e cambiamenti di clima, con quei disastri che tutti possiamo osservare.

Il miraggio della New Economy è guidato da circa un migliaio di grandi industrie, sparse su tutto il territorio abitato. Queste tirano l’economia e producono enormi movimenti di ricchezza dai quali sono esclusi, completamente, milioni e milioni di esseri umani che mancano del puro necessario.

La New Economy acutizza le differenze, sprofonda nel baratro della miseria popolazioni intere e non si pone neppure il problema di possibilità alternative.

Chi dirige l’orchestra non sono in realtà neanche le industrie, ma le borse che, con il gioco dei titoli, regolano la vita e la morte nelle zone tropicali ed equatoriali, nonché, ora, anche nella zona temperata; mentre si dovrebbe tener conto che il primo diritto dell’uomo dovrebbe essere il disporre a sufficienza di acqua, cibo, istruzione, cure mediche ecc.

Ma la società del profitto continuo ed indiscriminato, sacrificando una enorme parte della popolazione del globo, continua senza soste e senza impacci. La guida per tutti è l’impero economico americano, di origine ancora astratta e puritana, stravolto dalla corsa agli affari per gli affari. Incassa e fuggi. Tutti possono diventare ricchi meno i poveri. La Borsa è come un ottovolante. Gira in alto e in basso, mentre il motore, al centro, non si muove.

Tutto questo in nome della globalizzazione, dell’impero di un migliaio di holdings per cui un piccolo operatore sardo come Tiscali, che non ha mai prodotto un bottone, si trova magari a competere in Borsa con la stessa FIAT. Abbiamo così popolazioni attive e popolazioni passive che gestiscono solo fame, miseria e morte. Si preferisce giocare in borsa che dedicarsi a qualsiasi attività produttiva. Il motore all’idrogeno non dà residuati nocivi, ma il potere in Borsa delle società petrolifere resta inalterato. Viviamo la cultura del petrolio quando è ormai superata.

Giorgio Bocca, da oltre 50 anni, è una specie di consigliere politico ed economico per i lettori italiani. Dopo tanto tempo possiamo dire che ha quasi sempre visto giusto. Oggi, il suo sconforto, di fronte alla realtà che stiamo esaminando, appare critico e circostanziato. La sua conoscenza dei fatti, sostenuta anche da valenti economisti, è di indiscutibile valore.

Bocca, nato nel 1920, ha ormai ottant’anni. Durante la guerra è stato partigiano, ne ha viste di tutti i colori. Preferisce la nostra semi- anarchia latina, ancora sussistente in vari settori, alla pianificazione del puritanesimo economico americano, quella che predica: "Se guadagni venti dollari e ne risparmi uno, da questo può partire il tuo successo".

Sembra che lo scopo dell’uomo non sia più, come scriveva Dante, "seguir virtute e conoscenza", ma accumulare denaro, costi quello che costi. Non più spinti dal desiderio di gloria, accettando il sacrificio, mediante l’accumulo, l’usura e magari il traffico illecito (volenti o nolenti la droga, in un mondo puramente economico, è una voce ineludibile). Così l’energia sporca del petrolio resta vincente su quella pulita dell’idrogeno. Meglio speculare che lavorare.

Ogni società si presenta con un tasso di criminalità crescente. Le contraddizioni di questo nuovo capitalismo che chiamiamo New Economy, appaiono disastrose. Si può perseguitare un ladruncolo, ma non una Holding mafiosa, che ha i suoi uomini in ogni carica dello Stato, e che, a quanto si legge tutti i giorni, risulta quasi sempre vincente.

Nel 1930 si cantava: "Se po-tessi avere mille lire al mese". Quanto, in una nuova canzone, dovremmo avere oggi?

La tendenza all’accumulo fa sì che, per la maggior parte della gente, la ricchezza non basti mai. Usque tandem? Non si parla più di umanesimo, ma della cultura del Web, alla quale siamo in pochissimi a resistere.

Bocca conclude come padre Zanotelli: l’autentico valore non può stare che nell’uomo e non nel suo conto in banca. Tuttavia questo valore, ormai, sembra un’anticaglia, il ricordo di una vita in un altro pianeta, la malinconia di vecchi Catoni.