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QT n. 9, 5 maggio 2007 Scheda

La manifestazione

La tensione c’era stata. Gli incidenti, evocati dalla stampa, temutissimi dai commercianti, esorcizzati dai ragazzi del Bruno ("Non ce ne saranno, non ci potranno essere") a un certo punto erano un’eventualità non più così remota. I giovani dei Centri Sociali del resto d’Italia, partiti per portare la loro solidarietà ai compagni trentini, erano stati bloccati, alle stazioni di Verona e Milano.

L’ennesimo tradimento delle istituzioni: a Trento, i giovani, delusi ed arrabbiati, per protesta avevano occupato i binari. Linea del Brennero bloccata, tensione. Poi, le notizie si accavallavano, ridimensionando l’episodio: sono stati fermati perchè non volevano pagare il biglietto; le Ferrovie li avrebbero lasciati viaggiare, ma non in Eurostar ("Ma questi vogliono fare la rivoluzione con tutti i comodi" commentava sarcastico un ex-sessantottino); e infine: si è raggiunto un accordo, sono partiti. Tutti tiravano un grosso sospiro di sollievo.

Il cartello allude alla decisione della birreria Forst di tenere chiuso il giorno della manifestazione, per paura di incidenti.

Quando dal sottopassaggio sbucavano i manifestanti, alcune centinaia ad aggiungersi ai 700-800 trentini (ed altri, numerosi, si sarebbero aggiunti per strada), il clima era già di festa.

Il corteo era allegro infatti; variopinto e variegato. Il punk dai capelli a cresta, la ragazzina per bene, i tanti signori maturi. A chiudere, le famigliole, con le mamme con i passeggini e i papà con i figlioletti in braccio.

Stonava lo slogan della manifestazione "Guai a chi ci tocca", difensivo, chiuso, aggressivo. Ne parleremo in seguito con uno dei promotori: "Mah, che vuoi, è uno slogan del movimento – ci dirà allargando le braccia, per poi buttarla sul ridere – L’unica è cambiarlo: ‘Guai a chi si tocca’".

A sottolineare l’atmosfera da festa, da uno dei camion venivano distribuite birre: "Mmmh – commentava con una smorfia una ragazza, esigente – per attirare la gente, ci mettiamo a fare come quelli delle Happy Hours?"

Osservavo i passanti, fermi agli incroci a guardare; occhi attenti, incuriositi, bocche che dopo un po’ si piegavano in un sorriso. In via Torre Verde, da un balcone si affacciava un trentenne: sventolava con energia un improbabile bandierone ricavato da una triste stoffa arancione; non smetteva mai, non si capiva dove trovasse le forze, comunicava tanta simpatia, tutti applaudivano.

La strada poi girava, a fianco del Buonconsiglio; dalla porta del castello usciva un gruppo di convegnisti, reduci da una qualche conferenza o seminario. Lesti dei ragazzi gli regalavano il bollino rosa, simbolo della manifestazione: i convegnisti se lo appuntavano al bavero della giacca, e sostavano fieri e sorridenti a guardare lo scorrere del corteo. Alcuni dalle borse estraevano la fotocamera e si mettevano a fare fotografie, e dal corteo fotografavano loro.

La manifestazione ormai aveva vinto.