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QT n. 6, giugno 2023 Seconda cover

Lona-Lases: elezioni in fumo

Non è stato raggiunto il quorum dei votanti. Come, del resto, era prevedibile.

Il risultato elettorale del 21 maggio a Lona-Lases è stato inequivocabile: due terzi degli elettori non si sono recati alle urne, respingendo al mittente un tentativo raffazzonato di normalizzare una situazione che normale non è.

La lista “Insieme per Lona-Lases”, guidata dall’ex comandante la sottosezione della Polizia stradale dell’A22 Pasquale Borgomeo ha infatti ottenuto meno del 32% dei consensi (solo 221 elettori su 692 aventi diritto), restando molto lontano dal quorum del 50% più 1 (312 votanti, calcolato sottraendo 68 iscritti all’estero). E questo, nonostante l’impegno a sostegno della lista da parte di una porzione cospicua delle persone che in paese contano: tutto l’associazionismo locale dagli Alpini al Comitato anziani, dai membri dell’Asuc di Lases ad alcuni componenti il comitato parrocchiale, dalla potente famiglia Casagranda all’ex sindaco Manuel Ferrari (che in campagna elettorale minacciava querele a raffica), dal presidente della Famiglia Cooperativa Albiano-Lases Roberto Gilli a Monica Tondini (figlia di uno degli ex titolari della Trento Porfidi, già socia di Giuseppe Battaglia nella Porfidi Doc). Si è dato tanto da fare anche il candidato Lino Capozza, che ha passato tutto il pomeriggio del giorno delle elezioni a piantonare dall’esterno il seggio elettorale, né è mancato l’attivo sostegno di Rinaldo Caldera ed altri promotori la seconda lista (poi non presentata) “Comunità del domani”, che ha prestato due candidati (Capozza e Toller Madallin) alla lista Borgomeo, al fine di consentirle il raggiungimento del numero minimo di 9 candidati.

Già abbiamo detto di come la lista fosse decisa in maniera del tutto opaca e calata dall’alto, con una composizione in paese inaccettabile, solo due i residenti, uno dei quali non certo da 9 anni come dichiarato pubblicamente; cerchiamo ora di capire ulteriori motivi della disfatta, il suo significato e le possibili vie d’uscita.

Subito dopo la batosta l’ex questore e commissario straordinario del comune Alberto Francini, mascherando la palpabile delusione si è affrettato a dichiarare di essere soddisfatto in quanto “si è esercitata la democrazia”. Invece nei fatti i due terzi della comunità, rinunciando al voto, hanno segnalato il deficit democratico che proprio l’unica lista presentata evidenziava, nonostante i volantini, per altro anonimi, distribuiti ed affissi alle bacheche del paese che invitavano perentoriamente al voto con il motto: “Votare è anche un tuo dovere”.

Il mancato sindaco, Pasquale Borgomeo.

Per quanto riguarda poi il concetto di democrazia nella sua sostanza, basti ricordare le affermazioni fatte dal candidato sindaco (definitosi a più riprese “un soldato”) secondo le quali egli avrebbe avocato a sé ogni decisione in quanto i candidati consiglieri (che garantiva essere “persone perbene”) gli erano sconosciuti. Ignorando le minime regole di funzionamento di un Consiglio e di una Giunta comunali ed atteggiandosi più da podestà/sceriffo che non da futuro sindaco; il suo definirsi “soldato” alludeva forse al fatto che da qualcuno avrebbe preso ordini?

Inutile dire che tra i motivi della disfatta elettorale vanno annoverate anche le incaute affermazioni del candidato Paolo Molinari (vice sindaco in pectore), negazioniste rispetto al problema mafia e di forte attacco al CLP. Vale la pena sottolineare che soltanto dopo quattro giorni il candidato sindaco ha ritenuto di smentire formalmente Molinari, senza però sentire il bisogno di scusarsi con il CLP. Di fango su quest’ultimo ne ha riversato (verbalmente e via social) anche Enzo Anesi che, alludendo proprio ai componenti del CLP, li ha definiti “persone crudeli” e “senza scrupoli” in un volantino distribuito a tutte le famiglie. Ora, Enzo Anesi non è certo l’ultimo arrivato, faceva parte fin dagli anni ‘80 della stretta cerchia di cavatori raccolta attorno al cav. Sergio Casagranda (consigliere e assessore provinciale del Patt), e arrivando così a ricoprire la carica di consigliere comunale a Trento nelle file dello stesso partito. Partito abbandonato per qualche anno nei primissimi anni ‘90 per fondare il Far (Fronte autonomista regionale), in un momento nel quale da nord a sud della penisola proliferavano le formazioni politiche autonomiste. Un personaggio, Anesi, che, all’ombra di Casagranda, ebbe un grande successo manageriale, almeno a giudicare dalle cariche ricoperte: consigliere di Atesina Spa e poi di Trentino Trasporti, consigliere di Interbrennero, consigliere di ESPO (Ente Sviluppo Porfido) e di Sel Mineral Srl (gestione cave, lavori in porfido e riciclaggio materiali edili). Tuttavia la sua uscita allo scoperto per sostenere Pasquale Borgomeo e la sua lista ha avuto il pregio (per alcuni) o il difetto (per altri) di segnalare che la lista “Insieme per Lona-Lases” si poneva in un solco di continuità con i potentati e le amministrazioni che a partire dal 1995 si sono imposte a Lona-Lases. Non solo: Anesi segna una contiguità con gli stessi imputati di “Perfido”: è infatti socio con il 25% delle quote nella Anesi srl controllata dalla Finporfidi di Giuseppe Battaglia, e il cui amministratore di facciata Mario Giuseppe Nania è stato condannato per estorsione nei confronti dei lavoratori (condanna confermata in appello) e condivide con Battaglia l’imputazione nel processo “Perfido” per i reati di associazione mafiosa e di riduzione in schiavitù.

A segnalare tale continuità ci avevano peraltro già pensato i due ex sindaci Manuel Ferrari (successore di Roberto Dalmonego quale presidente Asuc di Lases) e Marco Casagranda (per il quale sarebbe più corretto parlare di contiguità) in quanto alla sua prima elezione a sindaco nel 2005 aveva in lista Pietro Battaglia e nominò assessore esterno alle cave il fratello di questi Giuseppe, fornendo il loro esplicito appoggio alla lista guidata da Borgomeo.

Infine, l’ultimo motivo dell’insuccesso sta anche nel fatto che solo 4 candidati su 9 si sono effettivamente presentati alla comunità, che quindi avrebbe dovuto votare dei perfetti sconosciuti, che nemmeno si curavano di presentarsi. Non solo: se quella lista è stata fatta “in caneva”, come ha affermato, dopo il flop elettorale (si badi bene!), il consigliere provinciale del Pd Luca Zeni: si trattava probabilmente di caneve sulla strada per Predappio. Che difatti è meta di pellegrinaggi da parte di noti esponenti della destra estrema (Giuliana e de Eccher, per fare due nomi) che dietro le quinte si sono mossi per appoggiare la lista, ma non è certo località in sintonia con le sensibilità della stragrande maggioranza della popolazione cembrana, che fascista non è di certo.

Questo rende ancora più grave il silenzio del Pd di fronte ad una simile lista, imposta ed avvallata dalle istituzioni provinciali e regionali (rappresentate da Walter Kaswalder e Roberto Paccher), così come quello degli altri partiti d’opposizione in Consiglio provinciale, eccezion fatta per il M5 stelle. Significativa in tal senso la lettera all’Adige del 27 maggio del consigliere Alessio Manica (Pd) che, dopo aver addirittura ringraziato Borgomeo e gli altri candidati, riesce ad arzigogolare un discorso senza mai nominare l’indagine “Perfido”. Dimostrazione evidente del profondo imbarazzo a riconoscere il malaffare che ha dominato in questi decenni nella zona del porfido, imbarazzo senz’altro derivante dal fatto che al governo della Provincia vi era proprio il centro sinistra autonomista, riferimento politico di gran parte delle amministrazioni comunali dell’area estrattiva in quegli anni.

Ecco i motivi per cui ci si deve rallegrare se due terzi degli elettori hanno rispedito al mittente l’ennesimo tentativo di nascondere la spazzatura sotto il tappeto! Un segnale tangibile del fatto che vi è una parte significativa della comunità di Lona-Lases potenzialmente in grado di sottrarsi alla sottomissione imposta dal locale “comitato d’affari”, formatosi dalla commistione tra interessi legati all’estrazione del porfido e interessi legati ad attività della criminalità organizzata di matrice non solo ‘ndranghetista.

La spiegazione del perché per ben tre volte non si siano presentati candidati ed ora si sia ricorsi ad una lista di estranei mi pare ben espressa dalla signora intervistata a Lona da Giorgia Cardini (L’Adige, 23 maggio), laddove afferma: “Vero è che nel corso degli anni tanti si sono fatti gli affari propri. Forse non si fanno più avanti, proprio perché la gente ormai li conosce”. Basterebbe questo a spiegare le ragioni per cui ieri come oggi, di fronte a questa mancata elezione, si renda urgente e necessaria la nomina di una Commissione d’accesso che verifichi se la presenza di certi soggetti all’interno dell’amministrazione comunale abbia inquinato o meno l’attività amministrativa. Il rifiuto fin qui opposto a tale richiesta (avanzata dal CLP e dal consigliere Alex Marini) da parte dei Prefetti succedutisi a Trento e il silenzio in merito da parte di quasi tutte le forze politiche di maggioranza (centro-destra) e di opposizione (centro-sinistra), autorizza una serie di illazioni.

Non vorremmo si vogliano nascondere informazioni compromettenti, per tali forze politiche, ma pure per istituzioni statali e provinciali, alcuni alti esponenti abbiamo già visto partecipi delle famose “cene di capra” all’uopo organizzate, secondo l’accusa, da una “figura cerniera” tra la ‘ndrangheta e le istituzioni locali.